Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita, fin dalla prima infanzia quando il bambino, comunicando con il care giver, esprime i propri bisogni con ogni tipo di faccetta simpaticissima…sorrisini, pianti, spaventi, occhi incantati, insomma, si emoziona. Possiamo definire l’intelligenza emotiva, la capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire consapevolmente le proprie emozioni e quelle degli altri.
Negli anni ’80 Goleman introduce il concetto di intelligenza emotiva differenziandola dall’intelligenza razionale; quest’ultima fa riferimento alla neurocorteccia, mentre l’altra, al sistema limbico.
Secondo l’autore, l’intelligenza emotiva comprende cinque caratteristiche:
1) Autoconsapevolezza, cioè la consapevolezza di sé e del proprio stato emotivo, la capacità di riconoscere e comunicare con assertività i propri sentimenti, aspetto fondamentale della comunicazione;
2) Autocontrollo, cioè la capacità di gestire il sé, quindi dominare emozioni forti e incanalarle verso un fine costruttivo, distinguendo i sentimenti dalle azioni (tipo riconoscere di essere arrabbiati non implica agire la rabbia distruggendo qualsiasi cosa ci sia intorno);
3) Empatia, cioè la capacità di sintonizzarsi coi sentimenti dell’altro;
4) Motivare se stessi, cioè l’abilità di creare, con le emozioni, una condizione ottimale per il raggiungimento di un obiettivo;
5) Abilità sociali, quindi utilizzare le emozioni nella relazione con l’altro distinguendo quello che il nostro interlocutore ci sta comunicando, un po’ come l’abilita del bambino di discriminare e individuare l’umore degli adulti intorno a lui.
Ma cosa si può fare se prendiamo consapevolezza di non aver un’intelligenza emotiva sviluppata come vorremmo? Non si nasce e si muore con lo stesso QIE (quoziente di intelligenza emotiva), e per fortuna durante il corso della vita possiamo svilupparla, esercitarla e affinarla, vediamone alcuni esempi.
Intelligenza emotiva nei bambini
La famiglia è il primo contesto in cui apprendiamo insegnamenti riguardanti la vita emotiva; attraverso le parole e le azioni dei genitori, ma soprattutto attraverso i modelli che offrono mostrando come gestiscono i propri sentimenti e la vita coniugale, il bambino impara.
Tra i comportamenti dannosi per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva del bambino abbiamo: l’ignorare completamente i sentimenti del figlio (per esempio aspettando la naturale estinzione di un capriccio o di un pianto); assumere un atteggiamento troppo incline al laissez-faire, (ad esempio mercanteggiare ricorrendo a lusinghe, per placare i turbamenti del bambino); essere sprezzanti, quindi rigidi nelle punizioni e critici.
Ecco invece alcuni esempi di strategie da usare per sviluppare l’intelligenza emotiva nei bambini:
o Etichettare le emozioni; a volte i bambini si sentono sopraffatti dalle emozioni però non hanno chiaro come esprimere ciò che provano. Mi viene in mente il film Inside Out, una riflessione sulla natura contaminante delle emozioni, e di quanto possano prendere il sopravvento dentro e fuori di noi, affrontando anche un tema scomodo in quanto pone in primo piano un elogio della tristezza (emozione forse più difficile da gestire per un genitore).
o Incoraggiarlo ad esprimere quello che prova con le parole; dare un esempio da genitori comunicando le proprie emozioni, ridurrebbe la probabilità di fare capricci, e non sarebbe necessario rompere gli oggetti o colpire le persone per comunicare un’emozione.
o Convalidare l’emozione; riconoscere quindi l’emozione del bambino, accettarla ed essere empatici con quello che sta provando in quel momento, sospendendo un atteggiamento giudicante.
o Aiutarlo a trovare una soluzione; molto spesso sono i genitori a proporre alternative per gestire un’emozione negativa, invece chiedere al bambino di cosa ha bisogno per stare meglio, potrebbe mettervi di fronte a interessanti strategie a cui nemmeno voi avevate pensato!
Intelligenza emotiva nel rapporto di coppia
Nelle relazioni di coppia non è semplice armonizzare due universi in uno, soprattutto durante un conflitto. Ecco alcune strategie che tengono conto dell’intelligenza emotiva durante le discussioni:
o Calmarsi; ogni forte emozione è seguita dall’impulso di agire, controllare questi impulsi è importante per evitare quel “sequestro” emozionale di cui parla Goleman, poiché la capacità di ascoltare pensare e parlare con lucidità va perduta durante i picchi emozionali e senza calmarsi difficilmente ci sarà una risoluzione della disputa.
o Detossificare il discorso interiore; pensieri come “Non merito questo” oppure “Non ho intenzione di sopportare un minuto di più” sono gli slogan della vittima innocente o del partner giustamente indignato; Beck sostiene che questi pensieri si possono riconoscere e mettere in discussione senza annegare nella collera e senza generalizzare.
o Ascoltare e parlare senza stare sulla difensiva; “la capacita di ascoltare tiene unite le coppie”, disse un mio amico terapeuta. Quando si sta sulla difensiva la tendenza è quella di ignorare o respingere immediatamente le proteste del partner reagendo come se fossero un attacco diretto anziché un tentativo di correggere un comportamento; è importante cogliere il significato principale del messaggio ignorando le parti ostili e negative dello scambio.
o Empatia; che in una coppia è la capacità più potente di ascolto e di comprensione dell’altro cogliendo i sentimenti che si celano dietro le parole ed esprimendo il modo in cui ci sentiamo davanti al comportamento dell’atro. Haim Ginott, padre dei primi programmi di comunicazione efficace, affermava che il modo migliore per comunicare una protesta fosse: “Quando hai fatto X mi sono sentito Y; avrei preferito che avessi fatto Z” (tipo “Quando non mi hai chiamata per dirmi che saresti arrivato in ritardo, mi sono sentita poco considerata; quando fai tardi vorrei che mi chiamassi.” anziché imbatterci in “Sei un egoista maleducato irrispettoso che non ha considerazione di me!” con annesse urla e tiri al piattello).
Perché la terapia?
In un percorso di psicoterapia potremmo prenderci uno spazio per sviluppare la nostra intelligenza emotiva, rapportandola alle situazioni di vita quotidiana in cui abbiamo più difficoltà di comunicare e ascoltare. Sviluppare il nostro QIE come genitori, nel rapporto di coppia, nei rapporti di lavoro o semplicemente con noi stessi.
Ecco un simpatico test per avere un’idea del vostro Quoziente Emotivo:
http://www.paginainizio.com/test/test.php?id=intelligenza_emotiva
Fonti:
Goleman D., “Intelligenza emotiva. Che cos’è, perchè può renderci felici.”; (1996), Ed. Rizzoli, Milano.
Morganti A., “Intelligenza emotiva e integrazione scolastica.”; 2012, Ed. Carocci, Roma.
Mayer, J.D., Salovey, P. (1997). What is emotional intelligence? In Salovey, P., Sluyter, D. (Eds.), Emotional development and emotional intelligence: implications for educators, Basic Books, New York, 3-31.
Richburg, M., Fletcher, T. (2002). Emotional Intelligence: directing a child’s emotional education, Child Study Journal, 32, 31-38.
Beck, “L’amore non basta”; (1990), Ed. Astrolabio.